punti di vista
PIAZZA MAGGIORE
Da quando vivo qui, mi interrogo continuamente su come respiravo la notte prima di conoscerla sul serio. Cammino sola, dirigendomi verso la mia vecchia casa. Il cielo è scurissimo, la nebbia sembra fumare sopra di me. Lo sbuffo del vapore si confonde con una luna giallissima, piena, immobile, è l’unico corpo in grado di tenermi compagnia. Sono profondamente infelice e arranco inespressiva con la testa pesante, piegata, fino a quando volto l’angolo e mi ritrovo di fianco alla massiccia chiesa. Tutto è fermo. Solo il vento fischietta un motivetto appassito. Non riesco a continuare a camminare, sono praticamente bloccata. “Dove sono tutti quanti? Come può uno spazio tanto grande essere così vuoto? Come può sembrare così piccolo quando invece si riempie? Sono tutti già a letto? Perché sono sola qua?”. La mente parte, inarrestabile. E’ inevitabile sentirsi impotenti, minuscoli, di fronte a un luogo con una potenza così profonda. Respiro a pieni polmoni l’aria fresca e pungente di ottobre. Ottobre ha il potere di raggelare qualsiasi cosa, spalanca quei fiori che si chiamano “bella di notte” e rompe tutto il resto. “Non sarò mai inevitabile come ottobre”, penso. Ricomincio a camminare, attraverso la piazza. Solo i miei passi rimbombano. Forse non sarò mai come ottobre, ma so attraversare il silenzio.